Psicologia ambientale e architettonica: che cos’è, a chi e a che cosa serve?

Ogni giorno viviamo e sperimentiamo luoghi ed ambienti diversi – case, uffici, negozi, parchi – senza effettivamente soffermarci sulle sensazioni che ci creano. Eppure ogni luogo inevitabilmente ci influenza, in maniera positiva o negativa.

Perché in una stanza molto piccola non ci sentiamo a nostro agio? Perché i totalitarismi del passato hanno costruito edifici enormi ed imponenti? Perché i direttori posizionano i propri uffici agli ultimi piani sopraelevati con vista? Queste sono solo alcune domande a cui risponde la psicologia ambientale, disciplina che si occupa di indagare il rapporto inconscio tra ambiente e persone.

Psicologia Ambientale: definizione della materia

La psicologia si è da sempre concentrata sull’uomo, esaminando prevalentemente l’interiorità, le emozioni e le personalità. Le ricerche degli ultimi decenni però ci dimostrano che è impossibile predire il comportamento umano senza tener conto del luogo in cui esso si svolgerà.

È evidente infatti che ambiente e architettura hanno influenze fondamentali nel formare la nostra identità, i nostri pensieri e le nostre emozioni. Dagli studi viene messo in luce ulteriormente come i luoghi costituiscano un elemento fondamentale dell’esperienza e contribuiscano allo sviluppo dell’identità personale, al pari delle relazioni di amicizia e familiari.

La psicologia ambientale e architettonica analizza inoltre la rappresentazione mentale dell’ambiente, la gestione dello spazio personale e i comportamenti di territorialità, le radici psicologiche dell’estetica del paesaggio e dell’architettura e le diverse influenze psicologiche di ambienti urbani e rurali.
Non di meno, prende in considerazione le influenze su mente e comportamento di aspetti specifici e fondamentali dell’ambiente come l’illuminazione, il rumore e le condizioni meteorologiche (umidità, temperatura, ecc…).

Ad esempio, presso l’Accademia delle Neuroscienze per l’Architettura di San Diego (USA), la ricerca neuro-architettonica è ampiamente sviluppata, studiando in particolare le reazioni del sistema nervoso all’ambiente circostante.

Questi studi permettono di comprendere in modo approfondito come l’ambiente costruito possa influenzare la salute e il benessere delle persone, e anche come le persone riescano ad espletare le proprie funzioni vitali e professionali nei vari ambienti in cui vivono e quali stati d’animo in questi ambienti si producano.
Si è giunti quindi alla considerazione che proprio il rapporto tra spazi, persone ed attività (inteso come sistema complesso di interazioni) contribuisca in modo prevalente a determinare la qualità delle esperienze di vita di ogni individuo.

Perché è necessario conoscere la psicologia ambientale per progettare correttamente

Come abbiamo già evidenziato, l’architettura include inevitabilmente degli aspetti sociali, degli effetti psicologici e dei valori formali, e l’interpretazione dello spazio non può che essere un’indagine dello stretto rapporto tra la dimensione umana nella sua complessità e l’ambiente che scaturisce dalla progettazione. Questo perché l’ambiente permette, anche a livello intuitivo e non sempre razionalizzabile, sensazioni di benessere oppure di malessere.

Alla luce di queste affermazioni si può dire che tutte le discipline che si occupano di spazio e della sua trasformazione, come architettura e interior design, dovrebbero necessariamente tener conto della psicologia ambientale e architettonica.

Pertanto, la conoscenza della psicologia dell’architettura risulta essere fondamentale nella formazione di queste figure professionali, e garantisce di possedere le basi scientifiche del rapporto che intercorre tra caratteristiche dell’ambiente e dello spazio e le risposte emotive che ne derivano.

Il prodotto diviene accettabile nel momento in cui si è in grado di creare un’armonia tra funzionalità, usabilità e gradevolezza; quindi nella trasformazione dello spazio troviamo la necessità di approfondire le modalità con cui la persona affronta le sue esperienze e i suoi desideri vivendo l’ambiente costruito.

Ad esempio, per rispondere alle domande poste all’inizio dell’articolo andiamo ad analizzare alcuni aspetti dei comportamenti umani più comuni.

Più le dimensioni di una stanza sono ridotte, maggior è la necessità di spazio personale; infatti, in questi ambienti, l’uomo ricerca l’intimità eludendo il contatto visivo diretto o guardandosi attorno.
Al contrario, in uno spazio aperto queste distanze interpersonali si riducono e percepiamo un senso di maggiore libertà.

La territorialità è un aspetto che involontariamente condiziona il comportamento umano, ed a questa idea si lega il concetto di dominanza. Inconsciamente avere più spazio si traduce nell’avere più dominio, ed è la ragione per cui l’architettura dei sistemi totalitari ha sfruttato questo meccanismo costruendo edifici imponenti e austeri, che durassero nei secoli.

Inoltre l’agire in un proprio territorio porta a una diminuzione dell’ansia e una maggiore autostima. Infatti, nello sport i giocatori sono mediamente più prestanti ed ottengono risultati migliori quando giocano “in casa”.
Invece, cambiare territorio può avere degli effetti benefici, nel caso in cui si viva in una situazione oppressiva e stressante, a causa dei ricordi e delle emozioni legate al precedente territorio che ci si lascia alle spalle. Per questo principio i tossicodipendenti vengono isolati in ambienti protetti, che favoriscono la guarigione e la creazione di nuovi meccanismi e abitudini di vita, talvolta più sane.

È esempio di territorialità anche la cultura militare, che prevede lo sradicamento dal territorio di appartenenza per creare maggiore coesione nel nuovo gruppo e, per quanto riguarda il soggetto singolo, un senso di spaesamento, che si traduce in un successivo attaccamento all’istituzione militare.

Sappiamo inoltre che in moltissime città i luoghi panoramici sono quelli più frequentati dai turisti, poiché permettono di cogliere con un solo sguardo l’intero paesaggio e inducono un senso di dominanza su di esso. Per il medesimo motivo, le posizioni d’ufficio più ambite all’interno di una struttura aziendale sono quelle ai piani superiori con un’ottima vista sull’intorno, che generano nell’individuo una sensazione di sicurezza e stima.

Inoltre, gli studi che fanno capo al neurobiologo A.D. Bud Craig hanno evidenziato l’attivazione della corteccia insulare destra in situazioni o ambienti stimolanti, e della corteccia insulare sinistra in situazioni tranquille. Gli ambienti quindi possono incoraggiare l’attività parasimpatica, e indurre il rilassamento, oppure quella simpatica, e aumentare il consumo di energia.

Risulta quindi fondamentale nelle attività di progettazione selezionare la tipologia di ambiente in base agli effetti che vogliamo ottenere, riposanti o stimolanti.

Perciò, l’uomo è l’essere vivente che più di ogni altro può modificare l’ambiente per adattarlo ai propri scopi, attraverso cambiamenti del territorio e scelte architettoniche e spaziali.

A tal proposito Winston Churchill affermava “Noi diamo forma ai nostri edifici, che a loro volta ci formano”.